La parabola dei consumi del mercato cinese spiegata da un importatore
ven 13 dic – Dal boom a un calo progressivo delle importazioni, fino al voltafaccia. Mentre Dubai e Taiwan si affermano come nuove piazze per i Bordeaux di alta gamma, la Cina ha visto una calo del volume delle importazioni nel recente periodo. La motivazione, secondo quanto riferisce Dan Siebers, co-partner della Wajiu China, a Vino Joy, sarebbe un forte spirito imprenditoriale che ha alimentato l’espansione del mercato, ma che ha contribuito anche alla sua volatilità. «Molte cantine sono perplesse dal fatto che esportano più vino in paesi come la Corea e il Vietnam, nonostante il mercato più grande e maturo della Cina.
Nelle fasi iniziali del mercato vinicolo cinese, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni dieci del nuovo Millennio, i vini importati erano indirizzati agli hotel a cinque stelle delle principali città, come Shanghai e Pechino, ed erano rivolte principalmente a una clientela occidentale. I consumatori cinesi bevevano principalmente Bordeaux economici e di bassa qualità, più come status symbol che per il loro gusto. «Si trattava più di comprare un prodotto occidentale alla moda che di un ricercare il piacere del vino occidentale» ha detto Siebers.
Dopo il 2010 è iniziata la svolta. Le normative di importazione standardizzate hanno facilitato l’importazione di vino. «Allo stesso tempo, i consumatori cinesi hanno iniziato ad apprezzare il vino per il suo sapore e non solo per il suo status» scrive Vino Joy. In questo periodo, per esempio, ha avuto molto successo il Moscato d’Asti, che ha dato il via a questa evoluzione. «Questo vino dolce e frizzante ha incontrato il gusto dei palati cinesi, determinando un passaggio da un consumo derivato dallo “status” al consumo consapevole».
Il calo delle importazioni di vino della Cina non è dovuto, secondo Siebers, a un improvviso cambiamento di abitudini dei consumatori. «Gran parte di ciò che veniva importato non veniva consumato, e gran parte di esso non valeva la pena di essere consumato in primo luogo». Pertanto i periodi di calo dei consumi, sono piuttosto un ritorno alla normalità dopo periodi di speculazioni. Siebers rimane ottimista sul futuro del mercato del vino cinese. «Credo che mentre i consumatori cinesi continuano a perfezionare i loro palati, il mercato si stabilizzerà, guidato dalla domanda reale piuttosto che dalla speculazione».
Tuttavia, sottolinea la necessità critica di migliori dati e trasparenza. Attualmente, gli unici dati disponibili provengono dalle statistiche di importazione, che non riflettono il consumo effettivo. «Mentre le statistiche di importazione mostrano un boom fino al 2017 seguito da un fallimento, il consumo effettivo dimostra una tendenza al rialzo coerente» scrive Vino Joy.
fonte: www.gamberorosso.it