04 giu – Il via libera alla sperimentazione in campo “un’ottima notizia, non bisogna avere paura della genetica, fondamentale nella storia della biologia”
Attilio Scienza: dalle Tea la speranza per una viticoltura resistente e resiliente
Il via libera alla sperimentazione in campo delle colture ottenute tramite le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), che formalmente arriverà con la conversione in legge del Dl Siccità, ma che politicamente è già così un elemento di una certa rilevanza (accolto con entusiasmo da tutto il mondo agricolo, come abbiamo raccontato qui), apre nuovi orizzonti all’agricoltura italiana, ed in particolar modo alla viticoltura, che, sulla ricerca genetica, ha puntato da tempo e con ottimi risultati.
“Un’ottima notizia”, come racconta a WineNews il professore Attilio Scienza, tra i massimi esperti al mondo di viticoltura, e tra i primi sostenitori della ricerca genetica sulla vite come risposta alle sfide del Climate Change. “Avremo finalmente la capacità di verificare l’adattamento alle condizioni climatiche, e la risposta alle malattie della vite dei vitigni modificati nati in laboratorio. È un passo necessario per dare sostanza pratica alla teoria, e per capire se le caratteristiche produttive siano effettivamente uguali, o simili, a quelle della pianta originaria, e se quindi la qualità del vino corrisponde alle aspettative”.
Un passaggio fondamentale a cui si è arrivati con il lavoro di tutti, dal mondo accademico a quello delle associazioni agricole, nonostante la contrarietà e lo scetticismo di una parte del mondo vitivinicolo, pregiudizialmente contraria alla genetica, così come una parte importante dei consumatori. Per questo, riprende il professor Scienza, “oltre alla ricerca, in cui siamo bravissimi, dobbiamo pensare alla comunicazione: è un’operazione che va a vantaggio del consumatore e a vantaggio del mondo, riguarda l’equilibrio ambientale e l’impatto della chimica sulla terra, non ci sono altre strade percorribili se non la ricerca genetica con le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), e quindi genoma editing e cisgenesi”.
Ovviamente, una rivoluzione del genere ha bisogno di tempi lunghi, perché “quando si interviene a livello di gene non sappiamo cosa succede, si tocca un assetto che ha una storia di migliaia di anni. Togliere o aggiungere un gene ha effetti complessivi sulla pianta, o su alcuni caratteri, e la prova in campo serve proprio ad evitare che ci siano delle conseguenze, ed è giusto adottare il principio di precauzione, a patto che non blocchi la ricerca, come è stato fino ad adesso. I ricercatori hanno la responsabilità di operare in un campo delicato e difficile, ma che può portare grandi risultati, come testimoniano i successi, in tal senso, di raccolti da altre colture negli Stati Uniti”.
In prospettiva, le Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) “consentirebbero finalmente di avere delle viti completamente tolleranti alle malattie, e forse anche più resilienti ai cambiamenti climatici, arrivando a produrre vino senza uso della chimica”. Eppure, nei confronti della genetica resiste una certa diffidenza. È un argomento insegnato poco e male alle Superiori, nonostante sia una parte fondamentale della storia della biologia. È normale aver paura di ciò che non conosciamo, ma in effetti tutto ciò che noi mangiamo – animale o vegetale – è il risultato di un miglioramento genetico, per selezione o per incrocio, molto spesso spontaneo”. Ed è stato proprio l’uomo a fare la prima selezione genetica, ricorda ancora il professor Scienza, “Quando, 10.000 anni fa, è diventato sedentario ed agricoltore, e la prima cosa che ha fatto è stata quella di scegliere piante ed animali in grado di soddisfare i propri bisogni alimentari. Ovviamente, la genetica ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni, ed è qui che la narrazione si fa più difficile, perché la rivoluzione agricola e genetica è stata guidata dalle multinazionali, ed è stata vissuta come una sfida all’agricoltura tradizionale. Adesso, le cose sono cambiate, nessuno usa più geni di specie diverse sulla specie che vogliamo trasformare (transgenesi, ndr), perché non è sessualmente compatibile. Nel caso della vite, si utilizzano dei geni che arrivano dallo stesso genere, quello della “vitis”, e quindi sessualmente compatibili ed all’interno della variabilità di un genere. Non si tratta di Ogm, ma di cisgenesi, un intervento sui geni che potrebbe avvenire anche attraverso il breeding tradizionale, ma sarebbe un processo molto più lungo ed incerto”, conclude il professor Scienza.
Focus – L’articolo 9-bis del Decreto Legge Siccità
Come riporta il portale “AgroNotizie”, l’articolo 9-bis del Decreto Legge Siccità, all’esame dell’Aula del Senato della Repubblica, prevede “Disposizioni urgenti in materia di genetica agraria”, e dispone che per consentire lo svolgimento delle attività di ricerca in “siti sperimentali autorizzati”, e in attesa, da parte dell’Unione Europea, di una disciplina organica in materia, l’autorizzazione all’emissione deliberata nell’ambiente di organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito diretta o di cisgenesi a fini sperimentali e scientifici è soggetta, fino al 31 dicembre 2024, alle disposizioni di legge nazionale contenute nell’articolo 9-bis della Legge. La ricerca in campo sarà soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente, in quanto autorità designata dalla legge nazionale sull’introduzione di Ogm dal Decreto Legislativo 8 luglio 2003 n. 2023.
Il Ministero dell’Ambiente incaricherà l’Ispra di valutare la richiesta, notificandola ai Ministeri della Salute e dell’Agricoltura e alle Regioni sedi dei siti di sperimentazione. La valutazione dell’Ispra dovrebbe prendere non più di 45 giorni, e secondo l’iter delineato, l’esame della richiesta dovrebbe durare non più di 65 giorni, fino all’adozione, da parte del Ministero dell’Ambiente del provvedimento di autorizzazione. L’esito della procedura sarà notificato poi alle regioni territorialmente interessate dalla sperimentazione in campo. La richiesta può essere reiterata. Inoltre, alle Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) non si applica l’iter autorizzativo per l’introduzione nell’ambiente degli Ogm, previsto dall’articolo 8, comma 2 lettera c e dall’articolo 8, comma 6, del Decreto Legislativo 8 luglio 2003, n. 224.
Fonte: WINENEWS